(GIORNALE: GIORN-SPECIALI-MEDICINA-PAG02 ... 29/05/19
Autore:DEFRANCESCOData:27/05/19 Ora:17:46)
IL 17° CONGRESSO DELLA SOCIETÀ OFTALMOLOGICA ITALIANA (SOI)
A oltre 1 milione di persone
salvata la vista ogni anno
La forte incidenza della chirurgia alla cataratta
Il presidente Piovella: «Più investimenti nella sanità»
Gian Maria De Francesco
Si è svolto a Roma, dal 22 al
25 maggio, il 17° Congresso in-
ternazionale della Società of-
talmologica italiana (Soi).
Nell’occasione è stato celebra-
to il 150° anno di attività con
un francobollo commemorati-
vo del ministero dello Svilup-
po e una medaglia coniata dal
Poligrafico.
«L’oftalmologia è un labora-
torio in continua evoluzione al
servizio dei pazienti e del dirit-
to alla cura migliore», ha spie-
gato il presidente di Soi, Mat-
teo Piovella, ricordando che
«oggi i 7mila medici oculisti
salvano la vista a 1,3 milioni di
persone ogni anno e tutto que-
sto impone adeguate risorse
per i necessari cambiamenti
organizzativi».
Piovella ha sottolineato co-
me la chirurgia della cataratta
rappresenti l’83% dell’attività
di un centro chirurgico di ocu-
listica. «Nel 2018 - ha eviden-
ziato – 650mila pazienti sono
stati operati in Italia con una
incidenza statistica di11 perso-
ne ogni 1.000 abitanti». Le tec-
nologie innovative come i la-
ser a femtosecondi riducono
l’incidenza delle complicanze
postoperatorie. I cristallini arti-
ficiali personalizzati consento-
no alle persone di guidare la
macchina e leggere il giornale
senza dover dipendere da una
correzione con occhiali o lenti
a contatto. Ma, osserva, «solo
l’1% di chi viene operato rice-
ve i trattamenti con le migliori
tecnologieche, insieme alla ca-
taratta, permettono di operare
anche altri difetti come pre-
sbiopia e miopia».
Ancor più problematica è la
gestionee lacura dellemaculo-
patie. «Esistono terapie intravi-
treali efficaci - ha proseguito il
presidente di Soi – ma i nume-
ri certificano che in Italia il
70% delle persone affette da
maculopatia non ha accesso al-
la cura o si può curare in mo-
do parziale, vanificando i risul-
tati per un difetto organizzati-
vo e di risorse». Mentre in In-
ghilterra, Francia e Germania
se ne eseguono ogni anno un
milione, a fronte di simili esi-
genze, in Italia se ne effettua-
no solo 300mila: questo signifi-
ca che da noi circa il 70% dei
pazienti che ne avrebbe biso-
gno, non ne riceve o non ne
riceve a sufficienza. La soluzio-
ne? «Portare fuori queste tera-
pie dalla fascia H, ovvero som-
ministrabili solo in ospedale, e
inserirle tra quelle di fascia A»,
rimarca.
Ecco perché, secondoPiovel-
la, occorrerebbero 150 milioni
in più l’anno per riformare
l’oculistica italiana. «Sono i co-
sti per adottare e mettere a di-
sposizione dei pazienti le ulti-
me tecnologie», afferma, ricor-
dando che «nel 2000 era previ-
sto un rimborso del Servizio sa-
nitario nazionale di 2.400 euro
per un’operazione di catarat-
ta, mentre attualmente è sceso
a 700euro perché le risorse ne-
cessarie sono state dirottate
per altre tipologie di assisten-
za». Di qui la necessità di mag-
giori investimenti nella sanità.
«Non accetto che lo Stato non
faccia nulla perché non ha ri-
sorse a sufficienza per tutti»,
conclude Piovella, alludendo
alla possibilità di una maggio-
re compartecipazione indivi-
duale per determinate spese
sanitarie.
La manifestazioneha ospita-
to anche la più grande esposi-
zione in Italia del settore oftal-
mologico, con le ultime novità
percuraremeglio con l’adozio-
ne delle tecnologie avanzate:
apparecchiature diagnostiche,
lenti intraoculari, cura deglioc-
chi, dispositivi medici e, ovvia-
mente, farmaci e antiossidanti
di ultima generazione.
Traquestiultimi il Brolucizu-
mab di Novartis, una molecola
di nuova generazione per il
trattamento della maculopatia
degenerativa umida che ha
concluso positivamente la fase
III con una posologia trime-
strale e con risultati anche mi-
gliori rispetto ai farmaci tradi-
zionali nella riduzione del flui-
do retinico.
Presentate, infine, le lenti
multifocali o progressive di ter-
za generazione che permetto-
no di mettere a fuoco in modo
continuo su tutti i piani focali,
dalla distanza massima fino a
40 centimetri fungendo anche
da terapia per la presbiopia
precoce. Taliocchiali sono rea-
lizzati con la tecnologia Free
Form che utilizza software
molto elaborati, con unrisulta-
to di correzione ottimale, gra-
zie alla centratura digitale.
L’INTERVISTA
Federico Ricci (Università di Tor Vergata)
«Come intervenire sulla maculopatia»
Il professore: «Regioni prese di sorpresa rispetto alla larga diffusione»
Professor Federico Ricci,
direttore dell'Unità patolo-
giecroniche degenerative of-
talmiche dell'Università di
TorVergata, cos’è lamaculo-
patia?
«La maculopatia è una pato-
logia che si sviluppa nella zona
centrale della retina che si chia-
ma macula. Esistono diversi ti-
pidi maculopatia checomplica-
no il decorso della malattia dia-
betica e che sono semplicemen-
te una conseguenza dell’età o
della miopia elevata. L’elemen-
to comune di queste patologie
è che, a causa del liberarsi di
fattori umorali come il Vegf
(acronimo di
vascular endothe-
lial growth factor
, “fattore di
crescita dell’endotelio vascola-
re”; ndr), i vasi sanguigniperdo-
no la loro impermeabilità. Si ve-
rifica, così, un accumulo di flui-
dial centro della retina, limitan-
do la funzione visiva».
Che tipo di incidenza ha la
maculopatia?
«La retinopatia diabetica af-
fligge il 35% dei pazientidiabeti-
ci e, di questi, il 6% hanno un
edema maculare diabetico o
maculopatia diabetica. Sulla
forma senile siamo a una preva-
lenza che varia dal 2 al 10% in
relazione all’età dei pazienti.
Inizia intorno a 50 anni e a 80
anni arriva al 10-12%. Di que-
sti, il 6-7% ha la forma essudati-
va rapidamente ingravescente
e caratterizzata dalla perdita di
sangue e fluido nella retina».
Qual è il percorso terapeuti-
co?
«Le possibilità di curare que-
ste malattie sono correlate alla
precocità della diagnosi. Disoli-
to il paziente si accorge di una
macchia scura al centro del
campo visivo o di vedere in mo-
do ondulato e non diritto. A
questo punto si reca in una
struttura ospedaliera o ambula-
toriale. Un oculista, anche con
il semplice esame clinico del
fundus
dell’occhio, riesce a fare
la diagnosi. Il problema è che
da quando si fa la diagnosi a
quando il paziente riesce ad ac-
cedere alla terapia, passa mol-
to tempo; e questo è uno dei
limiti organizzativi del Servizio
sanitario nazionale. Le Regioni
sono state prese di sorpresa ri-
spetto alla larga diffusione del-
la patologia e dal numero eleva-
to di terapie per anno che devo-
no essere effettuate. Il pazien-
te, infatti, deve essere sottopo-
sto a un ciclo terapeutico che
di solito è caratterizzato da inie-
zioni intravitreali».
Qual è l’approccio standard
e quali innovazioni ci sono?
«L’approccio standard è l’uso
degli inibitori del Vegf. Ce ne
sono diverse classi e generazio-
ni. Alcuni sono stati sintetizzati
oltre 10 anni fa ealtre sono mo-
lecole nuovissime di cui abbia-
mo terminato lo studio di fase
III che hanno lo stesso obietti-
vo, cioè il Vegf. Le molecole più
nuove, però, necessitano di
una frequenza di somministra-
zione molto minore. Il vantag-
gio è la riduzione del numero
di terapie per anno per singolo
paziente. Considerato che mol-
ti hanno patologie bilaterali, in
questo modo si dà un po’ di
respiro al paziente e ai familiari
che lo accompagnano, con un
risparmio del 20-30% del tem-
po impiegato. Lenuovemoleco-
le, infatti, permetteranno di ge-
stire il paziente con 6-7 terapie
l’anno in modo appropriato e
con ottimi risultati sia dal pun-
to funzionale sia anatomico».
Su quali indirizzi si sta indi-
rizzando oggi la ricerca?
«La caratteristica degli inibi-
tori del Vegf nuovi è che sono
caratterizzati da una elevata ca-
pacità di deidratare la retina.
L’altra linea di ricerca agli albo-
ri è quella della terapia genica,
cioè si caricano vettori virali
con proteine che mancano
nell’occhio del paziente che ha
quella determinata patologia, e
questa infezione virale benigna
stimola la produzione di geni
intrinsecamente
terapeutici,
ma questo sarà il futuro. Attual-
mente la base delle terapie so-
no gli inibitori del Vegf».
GDeF
I numeri
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APPELLO
Ci vogliono 150 milioni
in più l’anno per riformare
l’oculistica del Paese
SPESE SANITARIE
«Non accetto che non si
faccia nulla perché non
ci sono risorse per tutti»
TECNOLOGIE
Matteo
Piovella,
presidente
della Società
Oftalmologica
Italia (Soi). A
destra, una
paziente
durante la
visita nello
studio
oculistico
prima
dell’intervento
alla cataratta
70%
In percentuale sono le perso-
ne affette da maculopatia che
non hanno accesso alle cure o
si curano in modo parziale
150
La Società Oftalmologica Ita-
liana ha celebrato 150 anni
di attività. È stato emesso un
francobollo commemorativo
7.000
È il numero dei medici oculi-
sti che sono impegnati, ogni
anno, a salvare la vista a 1,3
milioni di persone
650.000
Sono i pazienti che nel 2018
hanno subito un intervento
per la cataratta. L’incidenza è
di 11 persone su 1.000
2.400
In euro, nel 2000, il rimborso
del Servizio sanitario naziona-
le per un’operazione di cata-
ratta. Ora è sceso a 700 euro
SPECIALE SALUTE E BENESSERE
Dalle nuove
molecole
ottimi risultati
funzionali